In occasione del secondo Centenario della Ricostituzione della Compagnia di Gesù nella Chiesa universale, avvenuta per opera di Pio VII il 7 agosto 1814, è stata commissionata all’artista Safet Zec, la nuova Pala della “Deposizione del corpo del Signore dalla croce” per la Cappella della Passione nella Chiesa del SS. Nome di Gesù all’Argentina a Roma.
La Cappella recupera, così, l’integrità tematica del ciclo pittorico di Giuseppe Valeriani e Gaspare Celio, venuta meno per la scomparsa della pala originale, opera di Scipione Pulzone (Gaeta, 1550 circa – Roma, 1o febbraio 1598), asportata all’inizio del 1800 e ora esposta al Metropolitan Museum of Art di New York.
La committenza è avvenuta con l’assistenza della Soprintendenza per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico di Roma e della Commissione diocesana di arte sacra, con l’intento di ridare vigore a un dialogo non facile tra la Chiesa e gli Artisti.
“Nessuno più di lui, infatti, sa e può cogliere con sincerità e partecipazione il momento in cui l’umanità di Cristo appare più violata e più debole, più inerme e più votata alla scon tta ‘ nale’; il momento in cui l’abbandono del corpo, anche di quel corpo, e’ totale, in balia di ogni sfregio, di ogni irrisione e dileggio, nient’altro che carne e ossa, disarticolato e sfatto”.
Romanelli
Le sembianze dei personaggi, le cui spoglie riposano nella Cappella della Passione, corrispondono, nella Pala di Safet Zec, alle sembianze di S. Giuseppe Pignatelli (1737-1811), il Servo di Dio P. Jan Philip Roothaan (1785-1853) ed il P. Pedro Arrupe (1907-1991). Le gure evangeliche che si presero cura della deposizione del corpo di Cristo sono rappresentate in questa Pala come gli amici del Cristo che, nell’atto della cura pietosa del corpo, rimandano al servizio e alla dedizione verso gli umili che è il cuore del Vangelo, con una volontà di servire senza risparmiarsi. Con il loro atteggiamento anche questi amici del Signore, come avvenne per i personaggi evangelici, si palesano discepoli agli occhi di tutti.
Il tratto monumentale e insieme plastico dell’Artista non si esime dal mostrare la verità di un corpo appena staccato dalla croce, rendendo lo spettatore partecipe di un istante sacro, in cui al dolore si unisce la certezza della Salvezza universale. Chi contempla quest’opera è coinvolto nell’azione dei personaggi rappresentati e, ben di più, nei sentimenti che essi esprimono nei volti e nell’azione che svolgono. Attraverso la matericità dei suoi colori pastosi e dall’aspetto ruvido, Zec racconta il mistero del dolore; la sua pennellata crea un ambiente carico di pathos; si avverte un silenzio trepido e turgido, gravido di attesa; le gure costruiscono un’architettura in equilibrio dinamico. Ne risulta una sintesi in cui i richiami classici si fondono con la contemporaneità.
L’opera raffigurante la “Deposizione del corpo del Signore dalla croce” è stata benedetta da Papa Francesco il 27 settembre 2014. Cs deposizione